Cooperativa Agricola
il Frutto Permesso:
la storia, i valori

Nati ieri, trentacinque anni fa

Trentacinque anni fa, l’agricoltura italiana attraversava una brutta stagione. L’esodo dalle campagne degli anni ’60 aveva seppellito l’agricoltura familiare delle tante colture e dei piccoli allevamenti, quella dell’autosufficienza alimentare e dell’economia di villaggio. Un nuovo paesaggio agrario si stava disegnando, con sempre meno alberi in mezzo ai prati e con grandi distese di colture tutte uguali. L’aria delle cascine aveva smesso di odorare di letame per far posto a puzze chimiche di insetticidi e diserbanti.
Ci fu chi, in gran solitudine, scelse un’altra via, la vecchia. Il Frutto permesso nasce allora, vent’anni prima che il ciclo lento delle cose della terra diventasse una moda slow, dieci anni prima del chilometro zero. La nostra vecchia stalla, affiancata da una più moderna, è stata trasformata in un locale pronto ad accogliervi, per farvi gustare la differenza.

Contadini, innanzi a tutto

Anche se le sue attività vanno dalla trasformazione agroalimentare alla ristorazione, fino all’animazione culturale, Il Frutto permesso è soprattutto un gruppo di contadini, convinti che il lavoro della terra non sia un lavoro come gli altri. Che non sia solo un lavoro. Perché la terra non è uno strumento di lavoro. Se il contadino è il buon governatore della sua terra e la parola “terra” sta a definire quella del suo campo ma anche il pianeta, il contadino è un governatore del mondo. Molti ancora non l’hanno capito. Chissà dove vivono. Chissà cosa mangiano.

Il lavoro nei campi
È il 1987: due giovani, Guido e Piero, soci fondatori de Il Frutto permesso, cavan patate. Ancora gli sia lieve la terra che amarono.
don Biago a cavallo nel primo recinto costruito
Prime esperienze di pet therapy, quando - nel 1989 - il termine non era ancora abituale.

Biologici per convinzione, da sempre

Il bio non è stata un’invenzione. È la riedizione in forma normata e controllata dell’antica agricoltura organica, fondata sulla fertilità naturale dei suoli, sull’alternarsi delle colture nel tempo e nello spazio, sugli equilibri biologici tra i viventi dell’agroecosistema “campo”. Il Frutto permesso è stato in prima fila fin da quando il movimento del bio ha mosso i suoi primi passi in Europa. Tutti i nostri processi – di coltivazione, di allevamento e di trasformazione – sono controllati e certificati da Icea, l’Istituto per la Certificazione Etica ed Ambientale.

Coltiviamo biodiversità

Coltivare la biodiversità vuol dire salvare le varietà antiche dall’erosione genetica, ma anche porre vicine tante colture, legate tra loro da rapporti di beneficio. Il prato dà fieno alle bestie che danno letame alle piante da orto e da frutto. Se una coltura soccombe al gelo, ai parassiti o alle altalene del mercato, altre si salvano. L’agricoltura delle biodiversità non si addice alle economie di scala e a quelle dei grandi numeri. È l’agricoltura dei piccoli, che unendosi possono fare numeri buoni. La biodiversità crea la sovranità alimentare dei popoli.

le prime gite in bicicletta
I partecipanti all'Estate Ragazzi del Comune di Moncalieri in partenza per una gita in bici a Staffarda (1989).
Il primo recisto - la preparazione per la sella
Estate Ragazzi di Cinisello Balsamo (1990): strigliatura di una giovane Mitzi, puledra avelignese.

Costruiamo cibi semplici

Più la lista degli ingredienti di un prodotto è lunga e più occorre diffidarne: la migliore è quella costituita da un solo ingrediente. Da sempre ci ispiriamo a questa massima per costruire i nostri trasformati. Così come da sempre rinunciamo ad additivi, addensanti, antiossidanti, acidificanti. E manipoliamo poco, zuccheriamo poco o niente, normalmente non filtriamo, cuociamo a bassa temperatura. Al Frutto permesso facciamo succhi e marmellate usando al 100% frutta, mentre altri riescono a farlo con il 20%. Partiamo dal prodotto fresco invece che dai semilavorati. Per noi la trasformazione alimentare è il modo per dare valore ai frutti meno belli anche se buoni.

Alle radici del cibo

Se “siamo ciò che mangiamo” e poniamo attenzione a ciò che portiamo in tavola, dobbiamo pretendere la firma su ogni cibo. Come per un quadro, un libro, un articolo di giornale. Dietro ogni firma deve essere una faccia, delle mani che si sono sporcate di terra, un campo, un villaggio. Il Frutto permesso firma i suoi prodotti garantendoli, dall’inizio alla fine della loro storia. Oltre le garanzie pubbliche di enti e organismi che ci controllano, i primi e ultimo controllori debbono essere i nostri amici-clienti. Che invitiamo a venirci a trovare, alle radici del cibo, a visitare e controllare campi, stalle, orti, frutteti e laboratori. A vedere che non ci siano firme false.

Un’esperienza a tutto tondo

Accomodarvi al Frutto permesso vi permetterà di sperimentare il gusto del cibo semplice, senza compromessi. Potrete assaggiare le nostre specialità, cucinate in modo da esaltare il sapore di ogni singolo ingrediente. Dopo pranzo, potrete portarvi a casa alcuni di questi sapori, acquistando le materie prime, i trasformati o i piatti pronti nel nostro negozio in cascina. Per la vostra comodità, potrete ritrovare gli stessi prodotti in due negozi a Torino, oppure fruire della consegna a domicilio.
La nostra scommessa è che il nostro rapporto possa continuare nel tempo. Magari, dopo aver provato la nostra cucina, vi verrà voglia di imparare in prima persona, come nascono i nostri prodotti o cosa significa fare il pane (uno dei nostri tanti laboratori), oppure deciderete di mandare i vostri figli a scoprire il mondo della terra durante i nostri campi estivi.

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